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La parodontite

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La parodontite
by Tiffany Eberhard, ND

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La parodontite

La parodontite

La parodontite è il risultato della progressione della gengivite ad uno stadio più grave. È caratterizzata da gengive gonfie, rossastre e sanguinanti, e da alitosi (1,2,3). La parodontite severa colpisce il 10-15% degli adulti, mentre la parodontite moderata colpisce il 40-60% degli adulti. Nonostante la sua alta incidenza come malattia infiammatoria cronica è ampiamente sottorappresentata, la malattia ha effetti significativi sulla salute in generale, la qualità della vita, le interazioni sociali, e le scelte alimentari .[2]

La parodontite è causata principalmente da batteri che favoriscono la malattia infiammatoria cronica localizzata. Questa infiammazione cronica distrugge i tessuti che sostengono il dente compresi i tessuti molli e quello osseo. Il solco gengivale, la fessura a forma di V che circonda ogni dente, è il luogo ideale per la crescita dei batteri perché non è colpita dall’azione depurativa della saliva. I batteri orali si stabiliscono lungo la superficie del dente ed avviano la gengivite, che è reversibile. La risposta infiammatoria crea infine delle aree di perdita d’osso denominate tasche. Una volta che si formano le tasche e continua l’ulcerazione dei tessuti, si crea un ambiente favorevole per i batteri che provocano la parodontite, come i batteri P. Gingivalis. Se non curata la parodontite può portare alla caduta del dente. Il trattamento comporta la rimozione del biofilm batterico o placca, eliminando l’infiammazione e favorendo la guarigione dei tessuti. Altri trattamenti oltre alle procedure d’igiene orale sono la detartrasi e la levigatura radicolare .[3]


Il rapporto tra Salute Orale e Malattie Sistemiche Il rapporto tra Salute Orale e Malattie Sistemiche

L’infezione microbica in una parte del corpo può produrre effetti di vasta portata su tessuti ed organi distanti. Questi agenti infettivi possono avviare processi infiammatori cronici in grado di causare malattie sistemiche o organo-specifiche in altre parti del corpo (3). La cavità orale riflette la salute generale di un individuo e può essere utilizzata per notare osservare segnali di allarme di altre malattie. La malattia parodontale è stata collegata a malattie cardiovascolari, ictus, diabete, nascita di neonati pretermine con basso peso, artrite reumatoide (AR), e infezioni respiratorie. La quantità d’infiammazione che si verifica nel corpo varia a seconda dello stadio dell’infezione parodontale (4). L’infiammazione è la risposta dell’organismo al danno cellulare ed è indispensabile per il corretto funzionamento dell’ organismo. L’infiammazione acuta si manifesta rapidamente e solo per brevi periodi di tempo. Tuttavia, se l’infiammazione diventa cronica può comportare cambiamenti nocivi all’ interno dei tessuti localizzati e nell’intero sistema.[5]

Il termine malattia cardiovascolare (MCV) si riferisce ad un gruppo di malattie che coinvolgono cuore e vasi sanguigni. Esso include pressione alta, malattie coronariche (MC), insufficienza cardiaca congestizia, ictus, e infarto del miocardio (3). Le malattie cardiovascolari sono la causa principale di mortalità globale e si prevede che il numero di morti dovuto a queste malattie incrementi nei prossimi vent’anni. La ricerca ha dimostrato un’associazione significativa tra parodontite e malattie cardiovascolari. Una meta analisi ha indicato che gli individui con parodontite possono avere un rischio da 1,14 a 2,2 volte più grande di sviluppare malattie coronariche rispetto a quelli senza parodontite. È risaputo che l’aterosclerosi ed gli eventi cardiovascolari sono associati ad infiammazione sistemica. L’infiammazione sistemica può essere valutata attraverso controlli sui seguenti marcatori sierici: Proteina C-Reattiva (PCR), Interleuchina-6 (IL-6), conta dei globuli bianchi (CGB), e fibrinogeno. Anche lo spessore medio-intimale carotideo (SMIC) e la disfunzione endoteliale possono essere utilizzati per verificare il rischio di malattie cardiovascolari. È stato riscontrato che gli individui affetti da parodontite presentano elevati valori di SMIC, IL-6, PCR, CGB e fibrinogeno (6). La PCR è associata sia a parodontite localizzata che aggressiva, perdita di attacco parodontale ,e altre misure che valutano la salute parodontale (7). Gli individui con parodontite più avanzata presentano alti livelli di trigliceridi e lipoproteine a bassa densità (LDL dall’inglese Low Density Lipoprotein) e bassi livelli di lipoproteine ad alta densità (HDL dall’ inglese High Density Lipoprotein) rispetto agli individui con lieve parodontite cronica (4). L’uso poco frequente dello spazzolino è associato ad alti livelli di colesterolo totale, mentre l’uso poco frequente del filo interdentale è stato associato a valori alti di pressione arteriosa media(7). Gli individui con alti livelli di batteri subgengivali hanno maggiore probabilità di essere affetti da sindrome coronarica acuta, ipertensione, ed ispessimento del medio-intimale carotideo. Questo batterio è stato trovato anche nelle arterie coronarie e placche aterosclerotiche (6). La terapia parodontale, comprendente pratiche di igiene orale, detartrasi e levigatura radicolare, ha come risultato una riduzione proporzionata alla dose di trattamento dei livelli sierici di PCR e IL-6 [3]

Se è noto da tempo che la parodontite costituisce una delle principali complicanze del diabete, attualmente si sa anche che la parodontite aumenta il rischio di un cattivo controllo glicemico nelle persone col diabete rispetto agli individui col diabete che non soffrono di questa patologia. Il diabete aumenta la predisposizione alle infezioni e riduce l’efficacia delle cellule responsabili dell’annientamento dei batteri. L’infiammazione è più forte negli individui col diabete e alcune molecole proinfiammatorie concorrono alla distruzione parodontale. È proprio una specifica molecola proinfiammatoria, il TNF-alfa, a giocare un ruolo importante nell’insulinoresistenza, la principale causa del diabete di tipo 2. Livelli elevati di TNF-alfa possono portare ad una maggiore perdita di tessuto osseo distruggendo le cellule responsabili della riparazione dei tessuti molli o ossei danneggiati e può esacerbare l’insulinoresistenza peggiorando quindi il controllo glicemico (5). Gli individui affetti da diabete e parodontitie hanno un maggior rischio di sviluppare chetoacidosi, neuropatia e retinopatia. Una parodontite severa aumenta la gravità del diabete ed influisce negativamente sul controllo metabolico. Studi hanno dimostrato che la malattia parodontale porta ad un aumento significativo dell’ emoglobina glicata (HbA1c), un indice di controllo del glucosio nel sangue, e dell’ipersensibilità alla PCR, un indice dell’infiammazione, che può essere collegato al basso controllo glicemico (4). La cura parodontale migliora il controllo glicemico attraverso la riduzione della carica batterica e la risposta infiammatoria .[5]

Esiste una relazione tra l’infezione della cavità orale e le malattie respiratorie, in particolare la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e la polmonite. Il biofilm orale è effettivamente un serbatoio di infezione per i batteri dell’ apparato respiratorio per cui una buona igiene orale è fondamentale. I batteri presenti nella bocca possono essere rilasciati nella salita e poi aspirati, o inalati, nelle basse vie respiratorie causando infezione in questa regione. Inoltre, i mediatori antinfiammatori che vengono prodotti dal parodonto possono essere coinvolti nello sviluppo di malattie respiratorie a causa del loro effetto proinfiammatorio nelle basse vie respiratorie .[5]

È stato dimostrato che le malattie parodontali aumentano il rischio di problemi in gravidanza come basso peso alla nascita e nascite premature. L’infezione cronica può infatti stimolare l’infiammazione e portare ad elevati livelli di mediatori infiammatori. Questi mediatori portano alla rottura prematura delle membrane e a parti pretermine. La cura parodontale porta alla riduzione dei livelli sierici di mediatori infiammatori .[5]

La parodontite, inoltre, può essere un fattore di avvio e progressione della risposta infiammatoria autoimmune osservata nell’artrite reumatoide (AR). Le persone con l’AR hanno infatti una maggior probabilità di avere anticorpi verso il batterio ritenuto responsabile della malattia parodontale rispetto alle persone senza AR. È quindi importante proteggere i pazienti con l’ AR dalle malattie parodontali .[4]


Approcci Naturopatici Approcci Naturopatici

Gli obiettivi terapeutici del trattamento delle malattie parodontali consistono nell’accelerare il tempo di guarigione delle ferite, migliorare l’integrità della membrana e del collagene, ridurre l’ infiammazione e i danni prodotti dai radicali liberi, e rafforzare lo stato immunitario.

Tè verde
L’epigallocatechina gallato (EGCG) è la catechina principale che si trova nel tè verde e può essere adoperata nella cura della parodontite. L’ECGC ha infatti un effetto antinfiammatorio sui fibroblasti gengivali umani, le cellule che compongono il tessuto connettivo (8). È stato dimostrato che l’ECGC distrugge il biofilm stabilizzato o le placche di P. Gingivalis grazie alla sua capacità di produrre perossido di idrogeno, che distrugge la parete cellulare batterica inibendo inoltre la formazione del biofilm. La quantità di catechine presenti in una tazza di tè verde è abbastanza da ridurre l’aderenza del P. Gingivalis (9). Uno studio che ha paragonato un colluttorio a base di catechine del tè verde allo 0,25% con colluttorio a base di gluconato di clorexidina non ha trovato differenze significative tra gli indici di placca e sono pertanto risultati equivalenti nella riduzione della placca. Inoltre, si è riscontrato che il colluttorio a base di catechine diminuiva l’alito cattivo o alitosi associata alla malattia parodontale. Le catechine del tè verde possono anche prevenire il riassorbimento dell’osso alveolare che si verifica nella malattia parodontale riducendo in tal modo il rischio di perdere il dente (10). Uno studio ha dimostrato una riduzione significativa sia nei punteggi degli indici di placca che di quelli della salute gengivale negli individui che utilizzavano le catechine del tè verde a livello topico .[11]

Vitamina C
Diversi studi hanno dimostrato che la vitamina C rafforza la funzione del sistema immunitario e influisce sulle malattie infettive (12). La carenza di vitamina C può contribuire alla gravità della parodontite; perciò è possibile ottenere un effetto protettivo assicurando livelli adeguati di vitamina C. La parodontite è associata a stress ossidativo e alla produzione di specie reattive dell’ossigeno. La vitamina C possiede un’azione antiossidante ed è quindi in grado di neutralizzare lo stress ossidativo (13). La vitamina C riduce inoltre il danneggiamento dei tessuti da parte del P. Gingivalis sui fibroblasti gengivali umani. I fibroblasti necessitano infatti della vitamina C per produrre collagene. La vitamina C aumenta il numero di fasci di collagene nel tessuto parodontale e riduce l’infiammazione gengivale e lo stress ossidativo.[12]

Vitamina D
La carenza di vitamina D è molto diffusa ed aumenta il rischio di varie malattie, inclusa la parodontite. Esiste un significativo rapporto di proporzionalità inversa tra i livelli di vitamina D e l’incidenza della perdita dei denti e la presenza di parodontite. La vitamina D può influire sulla perdita dei denti dovuta a parodontite attraverso il suo effetto immunomodulante o antimicrobico, l’assorbimento di calcio e/o i suoi effetti sul metabolismo osseo (14). La vitamina D3 è cruciale nella cura e prevenzione di alcune malattie comuni come l’ osteoporosi, in grado di causare anche la caduta dei denti [15].

Sanguinaria Canadese, Centella, e Melograno
La sanguinaria (Bloodroot) ha una grande azione antimicrobica e antinfiammatoria. È stato dimostrato che essa inibisce l’aderenza batterica e di conseguenza riduce lo sviluppo della placca (16) e che dentifricio e colluttorio contenenti Sanguinaria inibiscono significativamente il riformarsi di gengiviti dopo un periodo di risciacqui a base di clorexidina. È importante, tuttavia, non utilizzare un estratto forte perché può lacerare i tessuti[17]

Centella e melograno favoriscono invece la guarigione dei tessuti e modulano la risposta immunitaria. Miglioramenti significativi sulla profondità delle tasche, livelli di aderenza, e indice di sanguinamento sono stati dimostrati in uno studio che utilizzava una combinazione di queste erbe, risultando quindi efficace come trattamento aggiuntivo per la parodontite [18]


Conclusioni Conclusioni

L’educazione all’igiene orale, in termini di istruzioni e comprensione di come si presentano cavità, gengiviti e la parodontiti, ha un impatto sul nostro comportamento riguardante la salute dentale e rafforza il senso di responsabilità individuale per la propria salute orale. Una buona educazione preventiva prevede la discussione dell’importanza di lavare i denti due volte al giorno, dell’utilizzo del filo interdentale ogni giorno e del colluttorio per ridurre la placca batterica e la predisposizione alle gengiviti. (5). È importante sensibilizzare i pazienti affinché essi sentano di avere il controllo sulla propria salute. Controlli e pulizie regolari sono utili per aiutare i pazienti a mantenere uno standard di pulizia orale elevato. È importante, tuttavia, non affidarsi unicamente a trattamenti professionali in quanto essi svolgono soltanto un ruolo secondario nella salute orale. Questi controlli sono fondamentali per rilevare malattie e avviare una cura tempestiva, se necessario. Il mantenimento di una buona igiene orale, che si ottiene lavando regolarmente i denti, utilizzando il filo interdentale, e seguendo una dieta adeguata, rappresenta il fattore più importante nella prevenzione dello sviluppo di malattie dentali (19). Inoltre, esistono cure naturopatiche a ulteriore sostegno della prevenzione di queste malattie. Come dimostrato in questo articolo, una scarsa salute orale comporta implicazioni più ampie sulla salute generale e, pertanto, la prevenzione della salute orale risulta fondamentale per prevenire diverse malattie e cruciale nei pazienti con malattie cardiovascolari (6). È importante che tutti gli operatori sanitari siano conoscenza del rapporto tra l’ infiammazione orale e le malattie sistemiche . [5]